A parlare (al Corriere della Sera) è Daria Bignardi, dal 17 gennaio nuovamente protagonista in quella scatola che pure dice di non guardare con assiduità (eppure, per esempio, l’intervista ai giudici di Masterchef di qualche tempo fa pareva raccontare il contrario). La conduttrice tornerà al timone de Le Invasioni Barbariche su La7 e nella prima puntata ospiterà - manco a dirlo - Mika e Valeria Bruni Tedeschi (più altri tre ospiti per ora misteriosi - chissà se ci sarà pure Papa Francesco). La giornalista, che ha pubblicato il suo terzo libro, L’acustica perfetta, ha spiegato:
Il bello della televisione è il lavoro di gruppo. E dopo tanto tempo che non la fai, ti sei dimenticato le rotture di scatole che il lavoro collettivo comporta: quando non lei hai ti mancano.
Ed è stato proprio per la coralità del lavoro che ha rifiutato di passare in Rai qualche mese fa:
Ci ho pensato molto, ma ho rifiutato una grossa proposta. Era una bella rete - non dico quale - con un bel progetto lungo e interessante, per fare sia una striscia quotidiana sia una prima serata. Ma sono affezionata alle Invasioni e ho detto no perché avrei potuto portare solo una o due persone che lavorano da sempre con me.
Tra le eccezioni rispetto al suo atteggiamento snob verso la tv, c’è anche - non a caso -Masterpiece, il talent show letterario di Rai3:
Lo trovo divertente, trovo azzeccatissimi e molto bene assortiti i giudici. (…) Ci sono delle potenzialità, almeno è il tentativo di fare qualcosa di nuovo.
Infine, la Bignardi è tornata sul suo breve rientro in Rai avvenuto nel 2009 e chiusosi con la rescissione del contratto in polemica con i dirigenti di Viale Mazzini. A quel tempo conduceva su Rai2 L’era glaciale, cioè una sorta di brutta copia delle Invasioni:
Ci censurarono perché Morgan disse una cosa su Berlusconi e questo fu il motivo per cui scappai da viale Mazzini. Adesso non credo che succedano più queste cose, in quell’occasione toccarono il fondo. Spero sia rimasto un episodio anacronistico, feudale. Voglio pensare che i secoli bui siano finiti.
L’ottimismo è importante nella vita, ma talvolta sfocia nella sterile utopia.
Fonte:Tvblog
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