Cambia il modo di lavorare per la redazione, migliora la qualità dell’informazione che diventa più tempestiva, aumenta l’offerta per il pubblico con l’obiettivo di essere sempre più ‘pluralisti’: questo in sintesi il processo delineato da Marcello Masi alla vigilia della digitalizzazione del Tg2 che ‘debutterà’ ai primi di gennaio dopo il forte input dato - a detta dello stesso direttore - dal DG Rai, Luigi Gubitosi. Ma qual è la principale differenza con il passato?
“[Il lavoro di redazione] si snellisce fortemente. Prima per realizzare un servizio bisognava acquisire contenuti dai nastri in un posto, speakerare il testo in un altro, poi portarlo in montaggio, poi realizzare il prodotto finito miscelando le informazioni da un’altra parte, con l’impossibilità di modificare i servizi una volta che la scaletta era chiusa e pronta per la messa in onda …”.
Scenari da anni ‘80, roba che evoca la stampa a caratteri mobili. Da gennaio sembrano aprirsi scenari ‘contemporanei’…
“La digitalizzazione permette, invece, di avere una molteplicità di fonti di trasmissioni di contenuti e quindi di ingressi verso il Tg, che può acquisire immagini finanche da Tablet o da uno smartphone (urca!, ndr) e metterle in onda dopo solo 60 secondi dall’acquisizione […] …”inoltre, la nuova tecnologia consente a ciascun giornalista di premontare i servizi dalla sua postazione grazie ai nuovi microfoni ad hoc e all’accesso individuale al nuovo archivio (dove) confluiscono le immagini dello sterminato archivio Rai e quelle provenienti da altre fonti, dalle agenzie straniere a internet”.
Evitando di chiederci se la spiegazione fornita da Masi sia frutto di una mancanza di lessico specialistico o di una voluta semplificazione, a scapito della comprensibilità, ci viene subito un pensiero: vuoi vedere che in Rai sono arrivati i computer? E magari anche una rete aziendale? Beh, stiamo (forse) semplificando anche noi, ma chi è abituato a lavorare col web e con gli strumenti digitali non può che leggere questa ‘rivoluzione’ come ‘archeologia tecnologica’. Mah, la sensazione di ’straniamento’ che proviamo sarà solo frutto dell’eccessiva semplificazione, evidentemente…
Ma andiamo avanti. Quali sono i vantaggi per i telespettatori?
“Un telegiornale più aggiornato rispetto all’orario di messa in onda (insomma, minore il gap tra realizzazione del servizio e la trasmissione, ndr), interazione dei contenuti con i social network. Faccio un esempio: se sto intervistando un politico possiamo raccogliere in tempo reale le domande che ci vengono inviate attraverso i social network e rivolgerle all’intervistato (?!, ndr). Il Tg2 può diventare un tramite per i suoi telespettatori ampliando quindi la sua funzione di servizio pubblico”.
E qui ammettiamo di avere qualche ulteriore difficoltà: messa così, quel che Masi potrà fare da gennaio si può tranquillamente già banalmente risolvere con un Pc, uno smartphone, un tablet acceso e in rete. Per info, rivolgersi ad Andrea Vianello, che mentre conduce Agorà interagisce su Twitter e ne raccoglie gli umori. Mah, la sensazione di ’straniamento’ che proviamo sarà solo frutto dell’eccessiva semplificazione, evidentemente…
Tralasciamo le reazioni della redazione, dipinta dal direttore come inevitabilmente preoccupata dei cambiamenti all’inizio e ora convinta dei vantaggi che la digitalizzazione porta al proprio lavoro (probabilmente anche in virtù dell’assenza di tagli al personale…), per scoprire gli obiettivi che il Tg2 (e l’informazione Rai) si prefigge con la digitalizzazione:
“Moltiplicare l’offerta realizzando un giornale ancora più aperto e pluralista, sempre più autorevole perché più ricco di notizie, che fornisce una finestra costantemente aperta sul territorio viste le possibilità che il digitale offre ai nostri inviati che diventano dei veri e propri terminali ricevitori di spunti e cronaca. In un momento come questo l’azienda ha lanciato un messaggio molto forte: la Rai torna ad essere competitiva ai massimi livelli”.
Ok, la situazione a questo punto sembra più chiara: la Rai cerca di colmare il gap con le all news private (patito maggiormente da Rai News 24) svecchiando procedure ‘parco macchine’, acquistando strutture (e potenziando le infrastrutture?) digitali.
La sensazione che, in fondo, stiano sostituendo le Beta con i file digitali ci resta addosso dopo la lettura dell’intervista. In più sembra che i Tg Rai coltivino la ‘missione’ di competere con l’informazione web: lo si ‘percepisce’ sentendo parlare di interazione, “finestra costantemente aperta sul territorio“, con ’finanche’ un accenno al principio del citizen journalism quando si parla degli “inviati che diventano dei veri e propri terminali ricevitori di spunti e cronaca” da immettere nel flusso della rete. Ma la tv ha i suoi linguaggi e le sue specificità e per ‘inseguire il web’ bisogna cercare nuove formule. Beh, l’importante però è iniziare, no? Per adesso sono arrivate i compu…, ehm le tecnologie digitali…
Fonte:Tvblog
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