In occasione della conferenza stampa di presentazione di Braccialetti Rossi, la serie in 6 episodi in partenza domenica 26 gennaio su Rai1 in prima serata, TvBlog ha incontrato Michela Cescon, l’attrice che interpreta Piera, la mamma di Rocco, uno dei giovanissimi costretto su un letto in ospedale.
Ritieni ci sia stato il rischio di raccontare la vicenda dei sei ragazzi malati che si ritrovano in ospedale in maniera un po’ troppo sdolcinata, retorica? E, nel caso, lo avete evitato?
La sceneggiatura, già in partenza, non era così. Un attore sceglie un ruolo non solo in base al suo ma al percorso che legge. In questo caso era sorprendente, c’erano passaggi ben condotti. In più c’era la sicurezza di Campiotti. Io ho visto solo la prima puntata e mi pare proprio che quel rischio non c’è. I sentimenti sono così ben portati, ben diretti che la bilancia tra ciò che può far piangere e ciò che dà energia è mescolata ed ha più livelli. Il risultato mi sembra ottimo: è un prodotto popolare, ma c’è stratificazione e per me la stratificazione è l’arte. Davanti a un quadro, a un grande film, la forza è che ci sono più strati. Anche se non te ne accorgi e la cosa ti appare semplice.
Lavorare con ragazzi quasi tutti al debutto è più difficile per un’attrice adulta o alla fine sul set si è tutti uguali e non cambia niente?
No, cambia tutto, anche se alla fine si diventa tutti uguali. Due cose sono importanti: avendo anni di esperienza, quando ti trovi ad avere a che fare non con uno ma con cinque ragazzi, ti poni il problema di testimoniare un certo modo di lavorare. Questa è stata la parte più ricca per me: la decisione di dire ‘cosa voglio dare a questi ragazzi’. È come avere il compito di insegnare come si fa, poi il talento ognuno ha il suo e se lo gestisce. Poi c’è la fatica di mettersi in ascolto. Con i ragazzi non puoi dirigere, devi inserirti insieme al regista. L’attore adulto è di seconda battuta, al di là del ruolo.
Allora raccontaci il tuo ruolo all’interno della fiction.
Faccio un ruolo che mi ha dato molto, è molto emozionante. È la mamma di un bambino, Rocco, che racconta la storia, è sua la voce fuori campo. È una mamma che per stare col figlio riesce a diventare la clown dell’ospedale. È la grande madre, quasi madre-Terra. È una presenza luminosa, è la madre che vorrei fosse la mia. È stato davvero emozionante, ci sono stati passaggi commoventi.
L’emozione si è percepita già sul set…
Per me tantissima. Sono entrata nel ruolo con forza, più di altre volte. Mi ha dato molte soddisfazioni.
In ogni puntata, oltre ai brani inediti di Niccolò Agliardi, ci sarà una canzone nota di un big della musica italiana come Vasco Rossi, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Emis Killa e Emma Marrone. Questo è un elemento di novità per la serialità italiana; secondo te perché era giusto che questo tipo di brani ci fossero in un prodotto come Braccialetti Rossi?
Banalmente, un po’ viene dai ragazzi… Realmente questo quintetto dà energia. La forza della fiction non sono i dottori o i malati grandi, ma i ragazzi. Forse a tutti sarebbe venuto in mente di metterci musiche di questo tipo, anche per dare un segno nuovo. Che mi sembra di capire è stato dato anche nella pubblicità della serie: sul web già si discute molto della fiction, alcuni ragazzi parlano delle loro malattie. Quindi è un modo di rinnovare, di rendere più forte la fiction con musiche che ci riguardano tutti. Perché non devono entrare in una fiction così popolare? Perché bisogna sempre staccare la fiction come un polpettone che non si capisce a chi è diretto? Qui si è pensato molto a chi doveva essere diretta la serie. Io farò vedere la prima puntata a mia figlia che ha 8 anni, ma la può vedere anche mia bisnonna che ne ha 97.
Fonte:Tvblog
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