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venerdì 10 maggio 2013

Amore criminale, Barbara De Rossi: "Felice di essere alla conduzione di questo programma. No alla tv del dolore"


Venerdì scorso è partita la nuova stagione di Amore criminale, con sei puntate in prima serata, secondo uno schema che è rimasto sostanzialmente lo stesso. Quanto alla conduzione, Luisa Ranieri passa il testimone alla collega Barbara De Rossiche, come abbiamo già avuto modo di precisare in occasione della prima puntata, ha superato brillantemente la prova. Misurata e precisa nel suo nuovo ruolo, la De Rossi non è caduta nell’errore di cedere alla spettacolarizzazione del dolore, mantenendo quel distacco necessario per risultare credibile in un ruolo così delicato. Anche per questo ho deciso di intervistarla, oltre che per parlare di una trasmissione che fa davvero ’servizio pubblico’, specialmente in un momento delicato come questo, dove quasi ogni giorno assistiamo ad atroci delitti che vedono vittime le donne.

Lei è sempre stata molto impegnata nel sociale e si occupava, anche prima di Amore criminale, di un’associazione a tutela delle donne. Possiamo quindi dire che era già pronta per questo tema?
In questi ultimi anni mi sono occupata con la mia associazione anche di campagne contro la violenza sulle donne, ma in generale io mi occupo di donne incinta in difficoltà e di bambini. Abbiamo portato avanti il progetto Salvamamme, il progetto Salvabebè, prima ancora ci siamo occupate di opere di sostegno per le mamme, distribuendo ad esempio il latte in polvere, che costa moltissimo, piccole pezze nella vita delle persone che però sono concrete. Abbiamo una rete di aiuti, di cose che vengono donate per i bambini. Poi mi sono occupata tanto di bambini, soprattutto nella lotta contro i cassonetti. Però questo della violenza contro le donne è un tema che mi è sempre interessato, e quindi quando mi hanno proposto questa trasmissione sono stata felice di accettare. Io ho sempre sostenuto che la conduzione la devono fare le persone che sono capaci, e ognuno non dovrebbe invadere il campo dell’altro, però questo mio impegno lo vedo più come una narrazione che non una conduzione, mi sento più una persona che accompagna i telespettatori in questo viaggio all’interno di storie difficili che riguardano però tante donne.
Quando l’hanno contattata per proporle la conduzione di Amore criminale ha accettato subito o ha avuto qualche remora? E come vive questa responsabilità?
C’è prima stato un incontro tra la mia agente e Matilde D’Errico, che è il vero cuore e la vera anima del programma, visto che lo ha creato nel 2007, quando ancora non esisteva nemmeno la legge sullo stalking. Ne hanno parlato loro e hanno pensato a me. Quando me lo hanno proposto ho accettato subito, e ne sono stata felice. Io questa cosa me la sentivo già addosso, era una cosa che volevo fare, non potevo davvero tirarmi indietro.

È la prima volta nella mia vita che entro in maniera così profonda in storie reali e ho la responsabilità non solo di raccontare le vicende ma anche di non invadere più di tanto il privato di queste persone che vengono da noi per raccontare le loro storie.

Fin dalla prima puntata è apparsa completamente a suo agio in questo nuovo ruolo. Aveva visto le edizioni precedenti, e come si è preparata?
Ho sempre seguito Amore criminale, sia quando lo conduceva Camila sia quando la conduzione è passata a Luisa. Per quanto riguarda la mia preparazione, dal momento che il tema in sé è già molto forte, per il mio modo di vedere le cose, andava accompagnato da una misura, nel senso che non ci si può piangere addosso. Le cose vanno raccontate con il cuore, con emozione, ma sempre nella giusta misura, perché non amo molto la tv del dolore, non mi piace vedere raccontati certi argomenti, pur importanti e a cui tengo, in maniera enfatica. Le emozioni io me le vivo, ma le contengo anche, me le tengo per me. Sto cercando di dare al telespettatore una narrazione semplice, vera, senza pigiare l’acceleratore su certe cose. Anche perché non serve, visto che il tema è già forte di suo.
A questo proposito, se quando è in studio deve per forza mantenere un certo distacco di fondo per poter condurre una trasmissione di questo tipo, immagino però che quando torna a casa le emozioni siano inevitabili…
Il distacco cerco di mantenerlo nei racconti, anche se poi non è sempre facile resistere alle emozioni. Pensi che dopo aver intervistato la mamma di Antonella Russo, nella prima puntata, mi sono fatta un lungo pianto in camerino, anche perché io ho una figlia di 17 anni e la cosa mi ha particolare colpito. L’idea di entrare in un dolore così grande, anche solo immaginare una situazione del genere, è piuttosto pesante. Ho dovuto farmi forza e poi quando si torna a casa è inevitabile portarsi qualcosa, ma non sono cose che fanno male, perché ogni giorno si cresce, si affina la nostra sensibilità, si entra nella vita sempre più. Più si diventa maturi e più si entra anche nell’esistenza degli altri, in quelli che possono essere i loro problemi.
Visto che ha appena accennato a sua figlia, mi viene da chiederle se le ha spiegato questo problema della violenza sulle donne, e come?
Ho cercato di far capire a Martina, per quanto anche lei debba fare le sue esperienze e crescere, che cos’è l’amore. Queste sono cose che non appartengono all’amore, e quindi sin da piccole bisogna comprendere cosa è l’amore vero. Troppo spesso le donne lo confondono con la troppa gelosia, con il fatto che un uomo voglia diventare il loro unico punto di riferimento. In realtà si nascondono dietro a degli atteggiamenti e dei comportamenti non sani, che a volte possano anche sfociare in patologie, in rinunce troppo grandi per la vita di una persona, come la propria personalità, la propria esistenza. Spiego a Martina cosa è l’amore, in modo che lei possa poi riconoscere cosa non lo è, in modo che possa individuare i comportamenti normali, l’affetto, la condivisione.
Quale è, secondo l’esperienza che sta facendo in trasmissione, il meccanismo che porta alcune donne a restare legate sempre e comunque a uomini violenti, fino a queste conseguenze letali?
Al di là dei retaggi culturali, a seconda del posto e della famiglia in cui sono cresciute, credo che siano donne che hanno un grande bisogno di amare e di essere amate. Forse è un’ipersensibilità che hanno queste donne, perché anche quando si rendono conto che qualcosa non va bene tendono a cercare sempre di risolvere le cose, hanno questo finto obiettivo del voler guarire e curare. Hanno l’illusione di poter guarire o cambiare quella persona. Spesso perdono la percezione del pericolo, non si rendono conto quando scatta il momento di dire di basta e denunciare. Spesso sottovalutano, o sono troppo crocerossine, o hanno il desiderio fortissimo di comprendere o aiutare.
Negli ultimi giorni ci sono stati altri 5 femminicidi. Per l’esperienza che sta facendo in questo periodo, quale crede possa essere la soluzione per questa piaga sociale?
Il vero problema è che mancano le leggi che possano consentire alle forze dell’ordine di intervenire subito, per fermare certi uomini. Intanto bisognerebbe stanziare dei fondi, creare una task force che possa agire con mezzi speciali che consentano di proteggere una donna. Uno stalker ad esempio va punito prima che possa commettere qualcosa di grave. Non si può aspettare il sangue. Bastano già, magari, le centinaia di telefonate o di messaggi. Le persone che in qualunque modo limitano la libertà e la serenità degli altri, anche solo con minacce ripetute, vanno punite, è qualcosa che va immediatamente stroncato. Bisogna poi far capire alle donne che l’ultimo appuntamento, quello che viene chiamato ‘chiarificatore’, non va mai dato…
La vostra trasmissione infatti tende anche a informare le donne su questi aspetti…
Sì, informa. Poi quest’anno abbiamo scelto di trattare in ogni puntata due casi, quello che è finito male, ma anche quello che è finito bene, quello di donne che hanno avuto il coraggio di muoversi, di denunciare, ma che andrebbero comunque supportate in una maniera diversa.
Amore criminale da programma in seconda serata è stato poi promosso al prime time. Crede che sia giusto, visto che comunque si parla di episodi di violenza, anche se poi quest’ultima nel vostro programma non viene mai spettacolarizzata?
Credo che alcune cose vadano mostrate per essere capite. Le nostre sono ricostruzioni, ma raccontano perfettamente quello che accade, e per me è necessario mostrarle. Chi non vuole vedere certe scene ha il telecomando e può cambiare canale. Non si possono raccontare storie di maltrattamenti e edulcorarle. Matilde D’Errico gira in maniera reale, vera, non cruda. È chiaro e normale che fa impressione, ma non si può mettere la testa sotto la sabbia. Dovrebbe fare più impressione il fatto che lo scorso anno ci siano state 124 donne uccise, e che non si sia ancora riusciti a cambiare le cose. C’è quindi bisogno di un’azione forte per smuovere le cose. Io nel mio piccolo sto cercando di fare la mia parte e lo sto facendo con grande amore e grande rispetto.
Per salutarci, e anche per alleggerire un po’ la nostra intervista, le faccio una domanda su due delle sue ultime partecipazioni televisive, Tale e Quale show e Ballando con le stelle. Cosa ha portato con sé di ciascuna di queste esperienze?
Sono entrambe cose che hanno arricchito il mio ‘bagaglio’. Nella tv ci dobbiamo confrontare anche con questi nuovi meccanismi.

Ballando l’ho fatto proprio con l’intento di imparare a ballare bene, perché non ci avevo mai provato prima. Avevo il desiderio di cimentarmi in questo. Sono una di quelle donne che, pur avendo raggiunto i 52 anni e sentendoseli, ha una grande spinta per il futuro. Sono dell’idea che i 50 anni di oggi non sono i 50 di prima, e che le donne hanno il diritto di continuare a vivere, di continuare a inseguire le cose. Lungi però da me sentirmi una ragazzina, come invece hanno detto e scritto spesso negli ultimi anni, cosa che tra l’altro mi offende particolarmente, perché mi considero una persona di sostanza, con il suo bagaglio di esperienze sulle spalle.
E qui apro una parentesi, visto che recentemente sono stata coinvolta per la prima volta in vita mia in una storia di gossip. Gli errori purtroppo esistono e li facciamo tutti, e ne è stata fatta una questione di grande morbosità. Io, se avete notato, non ho mai parlato, non ho fatto commenti e non ne farò. A volte mi sono state messe in bocca cose che non ho mai detto, e per questo non parlerò mai più della mia vita privata. L’unico aspetto che mi premeva precisare era questa cosa qui della ‘ragazzina’, perché non mi ci sento e mi disturba molto. Chiusa parentesi.
Ballando con le stelle mi ha quindi permesso di imparare a ballare e spero che in futuro questa cosa nuova mi possa tornare utile anche sul lavoro, magari se mi capiterà ad esempio di girare qualcosa in cui sia richiesto il ballo. Tra l’altro l’avevo presa proprio seriamente, avevo sempre l’ansia da prestazione quando ero a Ballando (ride, ndr).
Tale e Quale Show me lo ha chiesto personalmente Carlo (Conti, ndr), e io, pur non sapendo cantare, ho accettato. Ho accettato di mettermi in gioco, anche in maniera ironica, unendo al canto quelle doti cabarettistiche che io non ho, però ce l’ho messa tutta, ci ho provato, qualche volta mi sono divertita, qualche altra meno a seconda dei personaggi che mi hanno dato, devo essere sincera (ride, ndr). Però l’ho fatto con grande leggerezza, perché bisogna essere pronti a fare anche cose per misurarsi, per vedere se si è capaci di fare anche altro.
Prossimamente dove potremo rivederla?
C’è in uscita Pupetta Maresca su Canale 5, dove recito in napoletano, tornando ai miei classici ruoli drammatici. Poi ho partecipato al film di Federico Moccia, Universitari, che uscirà tra poco o dopo l’estate.
Ringraziamo Barbara De Rossi per il tempo che ci ha dedicato, e vi ricordo che la seconda puntata di Amore criminale andrà in onda domani sera in prima serata su RaiTre. La puntata sarà dedicata a Giuseppina, moglie e madre. Viene uccisa a a Carpi, a coltellate, dal marito follemente geloso che aveva riempito casa di telecamere per controllarla.

Fonte:Tvblog

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