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giovedì 2 maggio 2013

Porta a Porta, Vespa ospita 'gente comune' e si commuove. Dai plastici alle lacrime...


Per la prima volta Porta a Porta ospita sulle sue poltroncine bianche non politici ma gente comune: una puntata anomala questa del 1 maggio 2013, che Vespa dedica a chi il lavoro non ce l’ha più, a chi lo cerca, a chi fa fatica a conservarlo, a chi l’ha inventato con successo. Un unicum nella storia quasi ventennale della Terza Camera dello Stato, che evidentemente si adegua al clima e apre le sue porte alla gente ‘vera’, che ormai spopola in tv e in politica.
Difficile non percepire un certo ‘effetto Tsunami’ in tutto questo, difficile non ricondurre tutto questo alla tendenza ‘pancista’ del talk politico della Seconda Repubblica in declino. Effetto anche della più intensa interazione con i social network, Facebook in primis, su cui la redazione è particolarmente attiva e da cui ha raccolto storie di vita vissuta in questi lunghi mesi di crisi e di incertezza politica.
Porta a Porta, invece, non ci sono piazze urlanti, come in altri programmi (cfr. Quinta Colonna, ad esempio), qui si sono storie sottovoce e per questo anche più dure. C’è il disoccupato di Napoli con moglie e due figlie a carico, strappato alla criminalità (”ma la legalità affama” dice provocando la responsabile di un centro di recupero del napoletano),  un disoccupato di Messina che non può mantenere la figlia all’università, quindi il pensionato di Castellamare di Stabia, ma c’è anche chi si è inventato la Milano Card e ha raggiunto il primo milione di euro di fatturato e il giovane avvocato che ha scelto Londra.
Ai plastici del Quirinale si sostituiscono le lacrime della signora Dolfin che da due anni vive in auto col marito: dopo aver chiuso la tipografia per stare accanto al padre malato, ora la coppia si ritrova senza casa e senza lavoro, anche vittima dei ‘magheggi’ dell’attribuzione delle case popolari. Hanno anche tentato il suicidio, uscendo di strada con la propria auto.
Una storia che colpisce allo stomaco anche Vespa, a disagio di fronte alle lacrime: oltre a quelle delle Fornero raramente gliene erano capitate (fatta eccezione per terremoti e tragedie) e quindi dà la sensazione di trovarsi in imbarazzo. Ne vien fuori una carezza alla signora, accompagnati da occhi lucidi, voce rotta e tiratina su col naso che tradisce commozione. Sporcarsi le maniche è difficile, non solo per i politici. E sulla bacheca di FB del programma compare un messaggio in perfetto stile d’Urso:
Al sindaco di Messina o a chiunque possa aiutare Massimo e Deborah. Per favore scriveteci. Vi forniremo tutti i dettagli della loro storia
La liturgia di Porta a Porta, quindi, viene ‘ribaltata’ per un giorno: in studio la gente, in collegamento i politici, peraltro scelti ‘a tema’, aderenti al tema del lavoro e appartenenti alle tre principali forse politiche (Maurizio Sacconi del PDL, Cesare Damiano del PD e Irene Tinagli di Scelta Civica).
Vespa racconta storie un po’ come fosse Maria De Filippi (o meglio lancia servizi sulle storie dei protagonisti), quindi indaga nelle vite dei protagonisti e si fa ‘intermediario’ tra il ‘popolo’ e i politici in collegamento. Una funzione di filtro che evita certe derive ‘qualunquistiche’, ma che finiscono per accondiscendere a un certo barocchismo logorroico dei politici, duro a morire. E persiste un certa atmosfera ’snob’: Vespa non è certo uno che cede alla retorica del ‘io sono come voi’ e in questo lo trovo più ‘onesto’ di altri. Inevitabile, però, che si avverta un certo non so che di ‘distonico’.
In fondo la sensazione di assistere a una piccola ‘rivoluzione copernicana’ la avverto. Non foss’altro che nei sottopancia anomali, che mi ricordano certe scelte da Studio Aperto o Pomeriggio Cinque, insomma forme di ‘approfondimento’ più entertainment che ‘info’ che hanno spesso protagonisti persone ‘normali’. Leggere “imprenditore veneto in difficoltà”  accanto al logo di Porta a Porta fa strano: e riassume anche la difficoltà di categorizzare un’Italia sempre più complessa da leggere.
Questa puntata resterà un unicum o inaugura il filone de ‘Il politico risponde’? Vedremo. Io, intanto, un faccia a faccia moderato da Vespa tra politici e ‘gente comune’ in studio lo vedrei bene: basta che non arrivi qualche plastico della Caritas…
PS. Ok Vespa, l’abbiamo capito che non bisogna iscriversi a Scienze della Comunicazione…

Fonte:Tvblog


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